Le direzioni sanitarie fra direttive istituzionali e servizi sul territorio. Intervista al Professor Petraglia

Servizi Sanitari e cittadinanza

Le direzioni sanitarie fra direttive istituzionali e servizi sul territorio. Intervista al Professor Petraglia

La crisi come banco di prova importante per la comunicazione tra istituzioni e cittadini in ambito sanitario

L’emergenza che stiamo vivendo ha messo a dura prova la comunicazione medico-scientifica e dei servizi sanitari.

Assistiamo, infatti, alla diffusione di informazioni e di notizie anche contrastanti per cui risulta sempre più urgente mettere la qualità e l’autorevolezza dei contenuti al centro delle azioni comunicative, in modo che cittadine e cittadini, oltre che i professionisti dei media, abbiano a disposizione dati chiari e autorevoli rispetto a tutti i provvedimenti presi per limitare il contagio da COVID-19. 

In questo scenario, interpretando la crisi attuale come un ambito di sperimentazione di processi comunicativi che possono rivelarsi più efficaci che in passato, si prende in esame il caso della Regione Toscana, in cui le direttive ministeriali in ambito sanitario sono raccolte e discusse all’interno della Task Force regionale, con l’obiettivo di comunicare con le direzioni sanitarie degli ospedali e dei presidi sul territorio al fine di mettere in atto gli accorgimenti sia per limitare gli accessi al pronto soccorso e ai singoli reparti a quelli effettivamente necessari, sia a fornire tutte le risposte necessarie ai molti e variegati bisogni della cittadinanza.

Questa emergenza ha evidenziato molti punti importanti dal punto di vista comunicativo per migliorare la relazione tra medico-cittadino-servizi sanitari

In primo luogo, il ruolo del medico ospedaliero ha confermato la sua centralità nel gestire la relazione tra le direttive istituzionali e le esigenze dei pazienti. In secondo luogo, si è confermata la centralità della comunità scientifica, del suo impegno nel comunicare le informazioni e le conoscenze sul virus per orientare l’intervento terapeutico, le decisioni politiche e la non meno importante opinione diffusa della popolazione. Infine, è risultato chiaro a chi volesse vederlo quanto la funzione dei media necessiti di una rifondazione radicale

Per il giornalista, la dimensione etica del proprio lavoro ha assunto un valore assoluto: si possono rendere pubbliche informazioni e dati senza averli compresi fino in fondo? Si può comunicare una notizia in maniera tale che l’ascolto o la lettura rivelino una frettolosità che non può che confondere chi dovrebbe avvalersene per la stessa sopravvivenza? Contraddizioni, incompletezze, refusi sono all’ordine del giorno.

Perché la vera domanda riguarda l’intero settore. Da un punto di vista professionale, si può scrivere o parlare di medicina e di salute senza avere una conoscenza specifica, giornalisticamente parlando, dell’argomento? L’industria dell’informazione oggi è costruita in maniera tale da riconoscere questo diritto ad una vera professionalità sia agli operatori del settore sia a chi necessita di informazioni, di conoscenze?

In questo quadro, abbiamo chiesto il punto di vista del Professor Felice Petraglia, Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Firenze, Primario di Ginecologia e Ostetricia dell’AOU Careggi e membro del comitato scientifico del Master in “Comunicazione Medico-Scientifica e dei Servizi Sanitario” dell’Università di Firenze. Durante l’intervista sono emersi interessanti elementi riguardo al funzionamento della comunicazione in questa fase di emergenza che qui, in accordo con l’intervistato, cerchiamo di riassumere.

Articolo di Viola Davini

Pubblicato il 22 giugno 2020

Domanda #1 Quali sono stati i flussi comunicativi tra istituzioni, azienda ospedaliera e servizi sanitari nella gestione dell’emergenza?

“La Task Force si relaziona con le direzioni sanitarie per mettere in atto i provvedimenti previsti dalle direttive ministeriali” (prof. Felice Petraglia)

Descrivendo il flusso comunicativo tra istituzioni, azienda sanitaria e servizi, il Professor Petraglia, Editor in Chief dell’importantissima rivista, a livello mondiale, “Human Reproduction Update” ha sottolineato il ruolo chiave della Direzione sanitaria, in questa fase di emergenza, nel gestire la relazione tra le direttivi istituzionali, tramite un costante e proficuo aggiornamento tra Task Force regionale, e l’Ospedale nella gestione dei servizi. 

Il Professore si è trovato a raccogliere la reazione della cittadinanza rispetto ad alcuni provvedimenti emanati dalla Task Force: primo fra tutti, il divieto di accesso ai reparti per gli accompagnatori dei ricoverati. L’intervistato, infatti, ha raccontato di aver ricevuto molte lamentele da parte dei futuri padri, che non potevano assistere al parto. Raccogliendo queste istanze, in accordo con la Direzione sanitaria dell’Azienda Universitario-Ospedaliera di Careggi, ha proposto una soluzione, operativa a breve, funzionale a mediare tra i diversi interessi in campo: effettuare il tampone ai padri, che, nel caso di negatività, avrebbero potuto assistere al parto della compagna/moglie.

L’intervistato
Il Professor Felice Petraglia

Domanda #2 Come sta funzionando la comunicazione tra istituzioni, azienda ospedaliera e servizi sanitari?

La Direzione della Maternità di Careggi ha messo a disposizione delle gestanti un servizio di consulenza telefonica rivolto alle partorienti” (prof. Felice Petraglia)

Per quanto riguarda i servizi per la Maternità, abbiamo discusso con il Professor Petraglia la soluzione adottata per aiutare le donne durante la gravidanza in questo momento di emergenza, che ha portato alla necessaria diminuzione di visite nei reparti, alla chiusura degli ambulatori e, soprattutto, alla drastica riduzione di accessi al pronto soccorso.

Per far fronte alle richieste di visite, nell’ambito della ginecologia e dell’ostetricia, la Direzione della Maternità di Careggi ha messo a disposizione delle gestanti un servizio di consulenza telefonica rivolto alle partorienti. Grazie a tale consulenza, le gestanti possono rivolgersi al personale qualificato per capire se sia o meno il caso di recarsi in ospedale e, in caso affermativo, di individuare le modalità più sicure per farlo. Questo tipo di servizio, secondo il Professor Petraglia, rappresenta un punto di forza in quanto aiuta a orientare le donne in maniera più efficace, ma soprattutto – ha tenuto a sottolineare – potrebbe essere pensato come sperimentazione da portare avanti anche quando l’emergenza sarà conclusa. Come dire? Il COVID-19 potrebbe averci aiutato a cogliere e ad interpretare dei bisogni che vanno oltre la pandemia.

Domanda #3 Come si è organizzata la comunità scientifica nel condividere dati e ricerche nell’ambito del COVID-19?

Le riviste scientifiche hanno dedicato ampio spazio al COVID-19 e per la pubblicazione di ricerche cliniche in questo settore, come mai era accaduto prima, hanno diminuito notevolmente i tempi di revisione e di giudizio” (prof. Felice Petraglia)

Un altro tema discusso con il Professor Petraglia ha riguardato il dibattito circa il modo in cui la comunità scientifica internazionale ha elaborato e condiviso dati, relativi all’insorgenza del virus, al rischio per la salute della donna durante la gravidanza e, in caso di COVID-19 positivo, al possibile contagio del feto. I primi dati, messi a disposizione in primis dalla Cina, hanno rilevato una minima incidenza di casi nelle donne in gravidanza, oltre al fatto che il virus, nella maggior parte dei casi, non è trasmesso tramite la placenta, dato che riduce sensibilmente la possibilità di trasmissione tra la donna e il bambino.

Un fatto importante riguarda, poi, i tempi di revisione e di valutazione dei contributi scientifici da parte delle riviste specializzate. L’urgenza della crisi, oltre a dare, naturalmente, ampio spazio al COVID-19, ha inciso sui tempi di pubblicazione. Questo nuovo iter di validazione, sebbene possa comportare la necessità e, al tempo stesso, il rischio di pubblicare dati parziali, ha permesso non solo di avere dati in tempi brevi, ma, nella maggior parte dei casi, e soprattutto per le riviste più accreditate, di potenziare notevolmente la condivisione di informazioni e il confronto tra esperti a livello internazionale.

L’altra faccia del problema è che se le nuove tecnologie della comunicazione rendono le ricerche scientifiche sempre più accessibili, c’è il rischio crescente che una loro consultazione da parte di non-ricercatori possa dare luogo a fraintendimenti dovuti anche alla necessità oggi dei media di ‘fare notizia’, favorendo la pubblicazione di informazione o non del tutto corrette o decisamente errate.

Purtroppo, alla luce di questi ultimi, tragici eventi, il Master in Comunicazione Medico-Scientifica e dei Servizi Sanitari che stiamo portando avanti presso l’AOU Careggi – ha concluso il Professor Petraglia – si sta rivelando estremamente attuale. Sia per fornire ai professionisti della comunicazione, i quali svolgono un ruolo insostituibile nella relazione tra la scienza e la cittadinanza, una conoscenza di base del linguaggio medico-scientifico, tale da rafforzare il loro lavoro, sia per dare ai servizi sanitari ulteriori strumenti di lavoro per valorizzare l’impegno che li caratterizza”.

Per una nuova centralità dei contenuti

Gli argomenti discussi con il Professor Petraglia mettono, quindi, in forte evidenza la crisi attuale dei contenuti nell’ambito della comunicazione. Un problema che va ben oltre il settore medico scientifico e dei servizi sanitari, rivelando tutta l’insostenibilità dell’attuale squilibrio fra forza e potere crescente dei media e qualità dei contenuti stessi.

Come abbiamo visto nel caso della Maternità, è emersa chiaramente la funzione del medico come comunicatore su due piani: quello che riguarda l’ascolto dei bisogni dei cittadini e, dall’altra parte, il confronto non meno essenziale con la Direzione sanitaria. Un ruolo da potenziare, per poter garantire l’efficacia dei servizi. 

Ma l’intervista ha messo in evidenza anche improrogabile necessità di una corretta alfabetizzazione sui temi della medicina e della ricerca biomedica per chi operi nel mondo dell’informazione e della comunicazione. Ma anche dei servizi sanitari.

Manca una ‘buona’ cultura della comunicazione intesa come “comune-azione”, la quale sia capace, finalmente, di far dialogare e collaborare il sapere del mondo medico e scientifico con le esigenze, ma anche le conoscenze, che emergono dalle cittadine e dai cittadini. E, più in generale, dai tanti portatori di interesse che operano nel mondo della salute (dai medici di base, alle molte associazioni che raccolgono il percepito da parte dei malati). 

Per fare tesoro di questa fase di emergenza, è, perciò, necessario rilanciare il valore della conoscenza come “bene comune”attraverso la creazione di comunità di interesse e di progetto in cui soggetti diversi – pur in una chiara e indispensabile differenziazione di ruolo (il medico, il paziente, l’amministratore, il cittadino, il politico etc.) – cooperano per la costruzione di un modello nuovo di “società in salute”.

Master in Comunicazione Medico-Scientifica e dei Servizi Sanitari

L’intervista al Professor Felice Petraglia rientra nel progetto di ricerca relativo al Master in Comunicazione Medico-Scientifica e dei Servizi Sanitari, coordinato dal Professor Luca Toschi. Uno degli obiettivi del Master è quello di dar vita ad una comunità di esperti in settori diversi che si interrogano su quale modello comunicativo possa rafforzare la comunicazione medico-scientifica e dei servizi sanitari. Il focus delle interviste è quello di far emergere il percepito di chi sta vivendo in prima linea l’emergenza COVID-19. In particolare, i medici e ricercatori che compongono il corpo docenti del Master e, in prospettiva, anche i partner ovvero istituzioni, organizzazioni e associazioni che hanno dato vita ad iniziative per promuovere una corretta informazione scientifica. 

I nostri partner di progetto

  • AOU Careggi

Durata: 1 anno